Il Lupo: sfatiamo i falsi miti


È vero che i lupi sono tornati perché reintrodotti dall’uomo? No, è un’ipotesi prospettata da molti ma totalmente prova di fondamento. Nessuna reintroduzione, ma semplicemente un fenomeno naturale di diffusione spontanea di una specie, favorita dalle mutate condizioni ambientali (soprattutto legate allo spopolamento delle aree montane), dall’aumento delle prede, dall’istituzione di aree protette e da un regime di protezione legislat

FAQ - Frequently Asked Questions

È vero che i lupi sono tornati perché reintrodotti dall’uomo?
No, è un’ipotesi prospettata da molti ma totalmente prova di fondamento. Nessuna reintroduzione, ma semplicemente un fenomeno naturale di diffusione spontanea di una specie, favorita dalle mutate condizioni ambientali (soprattutto legate allo spopolamento delle aree montane), dall’aumento delle prede, dall’istituzione di aree protette e da un regime di protezione legislativa.

È vero che il lupo ha rischiato l’estinzione?
Verissimo: il lupo, intorno agli anni ’70 del secolo scorso, raggiunse il minimo storico della sua presenza in Italia: forse un centinaio di esemplari che sopravvivevano, spesso isolati, nelle montagne dell’Abruzzoe di poche altre aree appenniniche. Da allora il numero dei lupi ha cominciato lentamente ad aumentare, così come la diffusione della specie. Questa ha risalito la catena appenninica e, intorno agli anni ’90, attraverso la Liguria ha raggiunto le Alpi. Qui si è diffusa abbastanza rapidamente e nel 2013 si è verificato il primo contatto tra un lupo italiano ed uno di provenienza balcanica, nella zone dei Monti Lessini nel veronese.

Il lupo che vive in Italia è una specie a sé?
No, la denominazione di Canis lupus italicum è ormai stata abbandonata. Oggi si tende a considerare il lupo italiano come un ecotipo della sottospecie europea (Canis lupus lupus), differenziatosi a seguito di un isolamento he ormai dura da più di un secolo.

Ma cosa mangia il lupo?
Il lupo è un predatore generalista, che cioè ha una dieta molto varia. Preferisce carne fresca, ovviamente, ma non disdegna carogne, rifiuti ed a volte anche frutti. Gli animali più predati variano a seconda della zona: ad esempio il cervo ed il capriolo in ambito alpino, il cinghiale in quello appenninico. Anche camosci, mufloni ed animali più piccoli possono venire localmente predati. Poi, ovviamente, se ci sono le condizioni adatte, il lupo attacca anche bestiame domestico, pecore in particolare.

I lupi vivono in branchi?
Sì, di solito costituiti da una coppia di adulti e i loro cuccioli, cui spesso si uniscono anche i figli dell’annata precedente: un totale di 5-6 individui, perfettamente coerente con le dimensioni delle prede che costituiscono la dieta dell’animale nelle nostre zone. In altre aree del pianeta, invece, dove le prede sono molto più grandi (ad esempio alci) i branchi possono anche arrivare a contare una ventina di individui. I branchi sono molto territoriali ed i suoi componenti scacciano con violenza altri esemplari che tentassero di penetrare nel loro territorio.

Però spesso si vedono anche individui isolati.
Si tratta di giovani che scelgono di abbandonare il branco di origine oppure ne vengono allontanati con la forza dagli adulti. Vivendo isolati sono particolarmente schivi e si accontentano di prede di piccole dimensioni (ad esempio lepri), per cui la loro presenza molto spesso non viene nemmeno percepita. Sono in grado di compiere distanze incredibili ,anche parecchie centinaia di chilometri, alla ricerca di un territorio libero e di un partner con cui costituire un nuovo gruppo.

Quante volte si riproduce il lupo?
A differenza del cane. Il lupo si riproduce solo una volta all’anno. Gli accoppiamenti avvengono in pieno inverno ed i cuccioli nascono dopo poco più di 60 giorni di gestazione, all’inizio della primavera. Di solito nascono 3-4 cuccioli, ma la loro mortalità è altissima.

Ma quanti sono i lupi in Italia?
È difficile stabilire con esattezza il numero di un animale schivo e mobile come il lupo. I dati più credibili si riferiscono ad una capillare azione di monitoraggio che ha coinvolto tutto il territorio italiano e che si riferisce al 2021. I risultati dello studio indicano in circa 3.300 i lupi presenti in Italia, un migliaio dei quali colonizzano i territori alpini, suddivisi in un centinaio di branchi e presenti soprattutto nelle aree di nord-ovest.

E in Piemonte?
La maggior parte dei lupi alpini vive proprio in Piemonte. Anzi, negli ultimi tempi si è assistito ad una migrazione dalle zone montane a quelle collinari e, in alcuni casi, addirittura nelle pianure. C’è anche da dire che molti branchi occupano un territorio a cavallo tra Italia e Francia.

Come faccio a riconoscere un lupo?
Effettivamente a volte il lupo può essere confuso con alcune razze canine. In linea di massima i caratteri distintivi più importanti sono i seguenti: orecchie più corte e arrotondate (mentre nel cane sono un po’ più appuntite), presenza di una “mascherina” bianca intorno agli occhi (ma anche molti cani ce l’hanno), coda più corta, meno appuntita e nera all’apice, presenza di bande scure verticali sulle zampe anteriori, collo più robusto.

È vero che gli escrementi del lupo sono tipici?
Tendenzialmente sì. Intanto sono di grandi dimensioni e poi risultano costituiti in massima parte da peli e frammenti di ossa, anche di grandi dimensioni. Hanno anche una funzione di marcatura del territorio, per cui si trovano di solito in luoghi aperti, di passaggio e comunque molto visibili.

Se vedo delle tracce sulla neve come faccio a capire se sono di lupo?
Di nuovo non è facile capire se le tracce sono di lupo oppure di un grosso cane. In linea di massima quelle di lupo sono più grandi (orientativamente 8-10 cm per 10-12); inoltre il lupo di solito si muove in linea quasi retta, mentre il cane si sposta continuamente e lascia un percorso molto più tortuoso.

È vero che i lupi possono incrociarsi con i cani?
Lupi e cani appartengono alla stessa specie e sono quindi interfecondi. Ovviamente, dimensioni permettendo….. Gli ibridi cane-lupo sono spesso un problema, in quanto alterano la costituzione genetica degli animali e rischiano quindi di far perdere alcune caratteristiche tipiche delle forme selvatiche. C’è inoltre il rischio che alcuni geni presentì nel patrimonio del cane vengano trasmessi ai lupi, riducendo la loro capacità adattativa, ma soprattutto modificandone il comportamento, ad esempio rendendoli meno diffidenti e timorosi nei confronti dell’uomo.

Il fenomeno è diffuso in Italia?
Il problema è più sentito in Italia centrale, ove in effetti il randagismo canino è un grosso problema. Recentemente sono però stati individuati alcuni ibridi anche in Italia settentrionale. Si tratta in particolare di quattro casi, localizzati in prevalenza nell’appennino ligure-piemontese, ma anche in ambito alpino (valle di Susa e Friuli Venezia Giulia). Nel complesso, il numero di esemplari ibridi potrebbe essere superiore alla decina.

C’è da preoccuparsi?
Come detto, il problema è grave e manifesterà i suoi effetti negativi in misura proporzionale alla sua diffusione. Ricordiamo infatti che il lupo è un animale in grado di compiere spostamenti su grandi distanze: sono soprattutto gli esemplari giovani che, abbandonato il branco di origine, si spostano alla ricerca di nuovi territori e partner con cui costituire nuovi nuclei famigliari.

E allora cosa possiamo fare?
Come detto, occorre intervenire in tempi brevi, prima che il fenomeno sfugga a ogni possibilità di controllo. La strategia di intervento più auspicabile, alternativa all’abbattimento, è quella che prevede la cattura degli animali ibridi, la loro sterilizzazione ed il rilascio in ambiente naturale. Si tratta certo di una procedura molto complessa ed onerosa, che però è in grado di fornire risultati positivi senza prevedere l’uccisione degli animali. È fondamentale procedere in questa direzione, incrementando gli sforzi per riuscire a controllare il fenomeno fintanto questo è limitato a pochi e circoscritti casi.

Solo questo?
Naturalmente, a fianco delle operazioni di controllo degli ibridi, occorrerà anche agire nel campo della prevenzione, controllando in modo molto rigoroso il fenomeno del randagismo canino, o anche semplicemente della insufficiente custodia di esemplari di cani domestici, soprattutto nelle aree ove è stata accertata la presenza di lupi.

I lupi rappresentano un pericolo per gli escursionisti?
Assolutamente no. Il lupo, come tutti gli altri animali selvatici, ha paura dell’uomo, che è il suo più insidioso nemico da migliaia di anni. Quindi, se un lupo percepisce la presenza di un essere umano, fugge. Solo in casi del tutto eccezionali (animali feriti, madri che vogliono proteggere i cuccioli) è possibile ipotizzare un atteggiamento ostile, che comunque anche in questo caso il più delle volte si risolve soltanto in qualche minaccioso ringhio.

Ci sono stati di recente casi di predazioni sull’uomo?
Si pensi che l’ultima uccisione di un uomo dovuta al lupo accertata in Italia risale al 1825, quando le popolazioni di ungulati selvatici erano state quasi del tutto sterminate e, spesso, le greggi venivano affidate alla custodia di bambini.

Se mai incontrassi un lupo, come devo comportarmi?
Intanto, come detto, la possibilità di incontrare un lupo è molto remota: il predatore si accorge della nostra presenza molto prima che noi percepiamo la sua, e quindi si può allontanare senza che noi nemmeno lo riusciamo a vedere. Se invece il contatto avviene, è necessario mantenere la calma ed allontanarsi, senza però mettersi a correre. Tutt’al più si può parlare a voce alta ed agitare le braccia: questo senz’altro spaventerà l’animale e lo indurrà ad andarsene. Ovviamente, il lupo non deve essere disturbato quando accudisce la prole e, se si allontana, non deve mai essere seguito.

Se trovo una carcassa di animale come faccio a capire se è stata predata dal lupo?
Il lupo ha un modo caratteristico di uccidere le prede: le afferra al collo e ,grazie alla incredibile forza delle sue mandibole, le uccide in breve per soffocamento. Animali che invece presentano segni di morsicature, graffi in tutto il corpo probabilmente sono stati attaccati da mute di cani randagi o comunque incustoditi.

È possibile proteggere gli animali domestici dagli attacchi del lupo?
Sì, è possibile e numerose esperienze lo dimostrano in modo estremamente chiaro. Intanto gli animali domestici non devono mai essere abbandonati a sé stessi, ma deve sempre esserci qualcuno a custodirli: questo di solito basta già a scoraggiare gli attacchi del predatore. Durante le ore notturne gli animali devono poi essere rinchiusi in stalle o recinti sufficientemente robusti. Utilissima la presenza di cani da guardiania, soprattutto se specificamente addestrati per proteggere il bestiame dagli attacchi dei predatori.

Ma se gli attacchi avvengono lo stesso, sono previsti indennizzi?
Sì, sono previsti, anche se obiettivamente le procedure burocratiche per accedervi sono avolte un po’ farraginose e non sempre gli Enti Pubblici a ciò preposti stanziano  tutte le risorse economiche che sarebbero necessarie.

È vero che i cacciatori odiano i lupi?
Di certo non li amano…. Essi vedono infatti nel lupo un temibile concorrente. Da quando il predatore è ritornato nelle nostre zone, il numero degli Ungulati selvatici (soprattutto caprioli, ma in certe zone anche cervi e cinghiali) è diminuito: non solo, gli animali sono diventati più paurosi e diffidenti, cosa che ne rende più difficile la caccia. D’altra parte, la maggior parte delle segnalazioni di atteggiamenti pericolosi da parte di lupi (spesso inventati), guarda caso deriva proprio da esponenti del mondo venatorio….

Si può uccidere un lupo?
No, il lupo è una specie protetta sia dalle norme comunitarie che da quelle nazionali. Sono previste delle eccezioni, ma solo previa autorizzazione ministeriale e nel caso di animali diventati troppo confidenti con l’uomo. Nonché a patto che non siano praticabili altre misure per la soluzione del problema, quali ad esempio la sua cattura.

Quindi non si verificano mai abbattimenti di lupi….
Magari: in realtà mediamente 60-80 esemplari vengono sterminati ogni anno direttamente a fucilate o con atri mezzi (trappole, bocconi avvelenati, ecc.) dall’uomo. A questi devono aggiungersi tutti quelli uccisi in modo non volontario, ad esempio a seguito di investimenti con automobili o treni.

Però i responsabili delle uccisioni vengono puniti.
Anche in questo caso le cose non stanno proprio così….. A fronte degli abbattimenti citati risulta, negli ultimi anni, una sola, misera condanna…..


Piero Belletti – Pro Natura

 

 

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